Sinfonia n. 9 in Re minore, Op. 125 "Corale"

Scheda tecnica

Nome in altre lingue: Symphonie nº 9 de Beethoven; Symphony No. 9; 9. Simfonie; Симфония № 9; Simfonia núm.

Compositore: Beethoven, Ludwig van

Opus/Numero di catalogo: Op.125

Tonalità: Re minore

Movimenti/Sezioni:

  1. Allegro ma non troppo, un poco maestoso (Re minore)
  2. Scherzo. Molto vivace (Re minore) - Presto (Re maggiore)
  3. Adagio molto e cantabile (Si bemolle maggiore)
  4. Presto (Re minore) - Allegro assai (Re maggiore)
  5. Allegro molto assai (Alla marcia) (Si bemolle maggiore)
  6. Andante maestoso (Sol maggiore) - Adagio ma non troppo, ma divoto (Sol minore)
  7. Allegro energico, sempre ben marcato - Allegro ma non tanto - Pressitissmo (Re maggiore)

Anno/Data di composizione: 1822-24

Prima esecuzione: 1824-05-07 a Vienna, Kärntnertortheater Michael Umlauf e Ludwig van Beethoven (co-direttore d'orchestra)

Prima edizione: 1826 (Agosto) - Mainz: Schott

Librettista: Friedrich Schiller (1759-1805)

Lingua: Tedesco

Dedica: König Friedrich Wilhelm III. von Preußen

Durata media: 65 minuti

Periodo del compositore: Classico

Stile del brano: Romantico

Strumentazione: voci, coro, orchestra

(fonte: https://imslp.org/wiki/Symphony_No.9%2C_Op.125_(Beethoven%2C_Ludwig_van))


Testo

Testo originale tedesco

«O Freunde, nicht diese Töne!
Sondern laßt uns angenehmere
anstimmen und freudenvollere.
Freude! Freude!Freude, schöner Götterfunken
Tochter aus Elysium,
Wir betreten feuertrunken,
Himmlische, dein Heiligtum!
Deine Zauber binden wieder
Was die Mode streng geteilt;
Alle Menschen werden Brüder,
Wo dein sanfter Flügel weilt.Wem der große Wurf gelungen,
Eines Freundes Freund zu sein;
Wer ein holdes Weib errungen,
Mische seinen Jubel ein!
Ja, wer auch nur eine Seele
Sein nennt auf dem Erdenrund!
Und wer's nie gekonnt, der stehle
Weinend sich aus diesem Bund!Freude trinken alle Wesen
An den Brüsten der Natur;
Alle Guten, alle Bösen
Folgen ihrer Rosenspur.
Küsse gab sie uns und Reben,
Einen Freund, geprüft im Tod;
Wollust ward dem Wurm gegeben,
Und der Cherub steht vor Gott.Froh, wie seine Sonnen fliegen
Durch des Himmels prächt'gen Plan,
Laufet, Brüder, eure Bahn,
Freudig, wie ein Held zum Siegen.Seid umschlungen, Millionen!
Diesen Kuß der ganzen Welt!
Brüder, über'm Sternenzelt
Muß ein lieber Vater wohnen.
Ihr stürzt nieder, Millionen?
Ahnest du den Schöpfer, Welt?
Such' ihn über'm Sternenzelt!
Über Sternen muß er wohnen.Freude heißt die starke Feder
In der ewigen Natur.
Freude, Freude treibt die Räder
In der großen Weltenuhr.
Blumen lockt sie aus den Keimen,
Sonnen aus dem Firmament,
Sphären rollt sie in den Räumen,
Die des Sehers Rohr nicht kennt.»

Traduzione italiana

«O amici, non questi suoni!
ma intoniamone altri
più piacevoli, e più gioiosi.
Gioia! Gioia!
Gioia, bella scintilla divina,
figlia di Elisio, noi entriamo ebbri e frementi,
celeste, nel tuo tempio.
Il tuo fascino riunisce
ciò che la moda separò
ogni uomo s'affratella
dove la tua ala soave freme.L'uomo a cui la sorte benevola,
concesse il dono di un amico,
chi ha ottenuto una donna leggiadra,
unisca il suo giubilo al nostro!
Sì, - chi anche una sola anima
possa dir sua nel mondo!
Chi invece non c'è riuscito,
lasci piangente e furtivo questa compagnia!Gioia bevono tutti i viventi dai seni della natura;
vanno i buoni e i malvagi
sul sentiero suo di rose!
Baci ci ha dato e uva, un amico,
provato fino alla morte!
La voluttà fu concessa al verme,
e il cherubino sta davanti a Dio!Lieti, come i suoi astri volano
attraverso la volta splendida del cielo,
percorrete, fratelli, la vostra strada,
gioiosi, come un eroe verso la vittoria.Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio vada al mondo intero!
Fratelli, sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.
Vi inginocchiate, moltitudini?
Intuisci il tuo creatore, mondo?
Cercalo sopra il cielo stellato!
Sopra le stelle deve abitare!"Gioia" si chiama la forte molla
che sta nella natura eterna.
Gioia, gioia aziona le ruote
nel grande meccanismo del mondo.
Essa attrae fuori i fiori dalle gemme,
gli astri dal firmamento,
conduce le stelle nello spazio,
che il canocchiale dell'osservatore non vede.»


Guida all'ascolto

La Sinfonia n. 9 in re minore Op. 125 è l'ultima sinfonia composta da Ludwig van Beethoven. Fu completata nel 1824 e nell'ultimo movimento include parte dell'ode An die Freude (Inno alla Gioia) di Friedrich Schiller, cantata da solisti e coro. Fu pubblicata a Magonza (partitura, parti separate e riduzione per canto e pianoforte dell'ultimo tempo), Schott, fine agosto 1826. La sinfonia è una delle opere più note di tutta la musica classica ed è considerata uno dei più grandi capolavori di Beethoven, composta quando era completamente sordo. La tensione dei contrasti, le zone nette di luce ed ombra si erano mitigate e lui ascendeva ad una religiosità totale, in cui il suo stile divenne più unito e smaterializzato. L'astratta sonorità non lo soddisfa più e nelle ultime tre Sonate si dissolve definitivamente il tradizionale schema formale, accompagnato da una ricerca di sonorità eccezionali, con la moltiplicazione d'una miriade di note nelle zone estreme della tastiera. La forma sonata si spezza e i linguaggio armonico si modifica: rivoluzione formale che prelude già al più avanzato romanticismo insofferente di ogni schema prefisso e volgente ad una trascendente spiritualizzazione. Da questo punto di vista tecnico e formale gli ultimi Quartetti e Sonate sono più ricchi di novità che le ultime Messa Solenne e Nona Sinfonia op. 125 re maggiore (che contiene il famoso Inno alla gioia). Realizzata dodici anni dopo l'Ottava Sinfonia, la Nona Sinfonia rappresenta un altro momento culminante dell'arte di Beethoven. Dopo la tempestosa drammaticità del primo tempo, l'irruente vitalità dello scherzo e il caldo lirismo dell'adagio, alla dilatatissima orchestra si aggiungono nel finale 4 voci soliste e il coro per intonare l'Inno alla gioia di Schiller, appassionato appello alla fratellanza universale. Tale altissimo messaggio ispira anche la contemporanea Missa solemnis (op. 123), omaggio devoto a una divinità intesa come patrimonio comune di tutte le genti, al di sopra delle singole confessioni religiose. In Beethoven sinfonismo e concertismo parlano linguaggi strettamente affini: il concerto viene sviluppato nella direzione di una maggiore drammaticità, evidente in primo luogo nel rapporto solista-orchestra, rispetto al modello classico. Il primo movimento è una sonata dall'atmosfera tempestosa. L'incipit della sinfonia è celebre per la quinta vuota la-mi priva della modale, che dà un senso di vuoto e di indefinito. Tale tecnica venne usata anche da sinfonisti posteriori (Anton Bruckner, Gustav Mahler) per rendere l'idea dell'ordine che nasce dal caos indistinto e indeterminato. Il tema di apertura, suonato "pianissimo" su tremolo di archi sembra a tal punto un'orchestra che si accorda da suggerire che fosse un'ispirazione di Beethoven. Ma da questo limbo musicale emerge un tema potente e chiaro che dominerà l'intero movimento. In seguito, alla fine della parte di ricapitolazione, torna ad un "fortissimo" in Re maggiore, invece che al Re minore di apertura, il tono del movimento. L'introduzione impiega anche la relazione tra modale e tonica che distorce ulteriormente la chiave tonica fino a che essa non viene suonata dal fagotto nel più basso registro possibile. La coda utilizza un passus duriusculus. Il secondo movimento, uno scherzo, è anch'esso in Re minore, con il tema di apertura somigliante a quello del primo movimento, una costruzione che si trova anche nella Sonata per pianoforte n. 29, scritta pochi anni prima. Essa usa ritmi propulsivi ed un assolo di timpani. A tratti, durante il movimento Beethoven sottolinea che il battito dovrebbe essere ogni tre battute, forse a causa del passo molto veloce della gran parte del movimento, scritto in tempo triplo con l'indicazione "ritmo di tre battute", e un battito ogni quattro battute "ritmo di quattro battute". Beethoven era già stato criticato in precedenza perché non aderiva alle regole riguardanti le composizioni. Utilizzò questo movimento come risposta ai suoi critici. Solitamente gli scherzi sono scritti in tempo triplo. Beethoven fece altrettanto ma esso ha un contrappunto tale che quando accoppiato con la velocità, rende il suono in tempo quarto. Seppur aderente alla forma ternaria di un movimento di danza (scherzo-trio-scherzo, o minuetto-trio-minuetto), il movimento ha al suo interno una sonata completa. All'interno di essa, la prima parte dell'esposizione comincia con una fuga. La sezione di trio contrastante è in Re maggiore e in tempo doppio. È nel trio che suona il trombone. Aggiungere un finale con tanto di coro alla sinfonia rappresentava, per Beethoven, un'idea a cui pensava già dal 1807, idea che realizzò con la Nona sinfonia, con l'Inno o Ode alla Gioia nel quarto movimento. Già dal 1799 Beethoven manifestò la volontà di scrivere un'opera a partire dall'Inno alla Gioia di Friedrich Schiller, animato dai sentimenti di fratellanza universale che riflettevano gli ideali che avevano indotto lo scrittore tedesco ad affiliarsi alla Massoneria. Allo stesso anno risale il primo abbozzo, sotto forma di Lied, mentre altri schizzi si trovano attualmente in raccolte risalenti al 1814 e 1815. Ma fu solo con la Nona Sinfonia che Beethoven adattò tale testo alla musica, la sua più grande sinfonia. E per far ciò, prese ispirazione da una stesura dell'Ode vista dall'autore stesso nel 1803. L'ode "An die Freude" è una lirica nella quale la gioia è intesa non certo come semplice spensieratezza e allegria, ma come risultato a cui l'uomo giunge seguendo un percorso graduale, liberandosi dal male, dall'odio e dalla cattiveria. Peculiarità di quest'ultimo movimento è il perfetto uso (ante litteram) del Leitmotiv, che sarà caratteristico della produzione Wagneriana. Infatti Beethoven, all'inizio del 4º movimento, riprende in ordine tutti e tre i temi dei precedenti.



Spartiti

Per partiture e spartiti della Sinfonia n. 9 in Re minore Op. 125, clicca qui sotto:

Beethoven e la filosofia

Il compositore aggiunse alla sua musica una formazione culturale di impronta illuministica, kantiana in particolare. Dal filosofo Beethoven trasse la concezione dell'esistenza, nella coscienza individuale, di una legge morale, espressa nella forma dell'imperativo categorico. Egli mise allora il risultato della propria essenziale attività, la musica, al centro della morale, inserendovi valori ideali, arricchendola di una forza emotiva che esprimesse il movimento dei sentimenti e i conflitti interiori. Dallo stesso autore deiFondamenti metafisici della scienza della natura annotò questo passo: «Nell'anima, come nel mondo fisico, agiscono due forze, egualmente grandi, ugualmente semplici, desunte da uno stesso principio generale: la forza di attrazione e quella di repulsione.» che lo portarono a individuare per analogia il "Widerstrebende Prinzip" e il "Bittende Prinzip", ossia il "principio di opposizione" e il "principio implorante", principi che nella sua opera divengono temi musicali in conflitto reciproco, il primo robustamente caratterizzato da energia ritmica e precisa determinazione tonale, l'altro piano, melodico e modulante.

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