MARTIN EDEN

Scritto da Vito Nacci, pubblicato il 02/05/2021

Tra romanzo e film

Martin Eden è un romanzo di Jack London pubblicato a puntate da un periodico dal settembre 1908 al settembre 1090; verrà pubblicato come romanzo unico lo stesso anno. Martin Eden è senza dubbio un romanzo di formazione. È interessante entrare in contatto con opere in cui l'autore tratta la narrazione fittizia con autoreferenzialità: il racconto drammatico è saturo di sincerità e intimità a livelli alti, soprattutto in momenti in cui viene fatta, attraverso le vicissitudini dei personaggi, aspra critica o il suo opposto. Scopriamo perché. L'ultimo paragrafo lo dedicherò all'adattamento cinematografico del romanzo, scritto e diretto da Pietro Marcello, uscito nel 2019.

Omonimo è il protagonista, giovane di quasi 21 anni, costretto a lavorare per mantenersi sin da quando ne aveva 11, imbarcandosi in giro per il mondo. Martin è di bell'aspetto, con spalle e braccia possenti-per il lavoro che svolge da anni-, una salute di ferro ed è affabile con le donne; ha un carattere forte e scaltro, temprato dalle miriadi di avventure dalle quali poteva contare solo su sé stesso per tirarsene fuori, ricorrendo anche alla forza bruta.

L'evento scatenante che dà inizio al racconto è il salvataggio da una rissa, da parte del protagonista, di un ragazzo di nome Arthur. Questi, per ringraziarlo di un così coraggioso gesto, lo invita a pranzo. È nel momento in cui Martin varca la soglia della casa di Arthur che si rende conto di esser stato catapultato improvvisamente in un mondo che è antitetico rispetto a ciò che è sempre stato: si ritrova in una reggia più che una casa, ciò vuol dire che si ritrova ad aver a che fare con una famiglia di una classe sociale agiata, nettamente superiore alla sua. I suoi occhi e orecchie di umile marinaio assistono a una serie di raffinatezze che non poteva mai immaginare, che vanno dal camminare con la giusta postura, nello scegliere le posate da usare a tavola, l'esprimersi con un linguaggio ricercato o per lo meno adeguato, che naturalmente lo rendono imbarazzato e impacciato, nel tentativo di non fare brutta figura cercando di imitarli.

Ma la scintilla che scatena la rivoluzione radicale e irreversibile nella mente, e quindi nella vita del giovane Martin Eden è l'incontro con la sorella di Arthur, Ruth Morse, ragazza di 4 anni più grande di lui e studente di lettere all'università. Ai suoi occhi è unicamente maliosa, di una bellezza delicata e fine, differente da quella a cui era abituato. È per Martin amore a prima vista. Ma l'abisso che li divide è troppo profondo per essere colmato, ma forse sarà proprio questo amore proibito a unirli di lì a breve tempo.

Ruth è stata fondamentale nella crescita del protagonista, non solo perché gli ha fatto scoprire una nuova concezione dell'amore, di un tipo più etereo, immortale, per il quale si è pronti a fare qualsiasi cosa, ma soprattutto per avergli aperto l'universo della cultura e dell'istruzione. Sarà attraverso i libri che Martin ambisce a un riscatto sociale, il suo desiderio è proprio quello di diventare come "loro", ovvero la classe agiata; pensare, esprimersi, vestirsi come loro.

Da questo momento comincia un'Odissea estenuante nel mondo del sapere; ha deciso ormai di consacrare la sua vita ai libri: ha ridotto ormai la sua esistenza al limite della sopravvivenza, risparmia il più possibile per studiare il maggior tempo possibile, dormendo non più di 5 ore a notte, cercando di rimandare il momento in cui si sarebbe dovuto imbarcare di muovo. Presto si renderà conto di aver trovato finalmente il suo spazio nel mondo, tanto che prenderà la fatidica decisione: per vivere avrebbe fatto lo scrittore. "Sarebbe stato uno degli occhi attraverso cui il mondo guarda, una della orecchie attraverso cui il mondo ascolta, uno dei cuori attraverso cui il mondo sente". Naturalmente, il nostro protagonista non avrà vita semplice e dovrà andar incontro a numerose difficoltà, derivanti dalla scelta di questo nobile, seppur complicato mestiere.

Martin Eden, come si può ben immaginare, ha avuto un'istruzione minima, non è andato oltre la terza elementare. Vien da sé che l'impresa che si accinge a compiere, ovvero essere alla pari come cultura a chi frequenta l'università, richieda sforzi sovrumani; non per questo si lascerà andare nemmeno un minuto, applicandosi con determinazione e pervicacia, grazie anche al supporto di Ruth, che lo ispirerà ogni giorno, nonostante il loro amore non sia pienamente approvato dai signori Morse. Sarà lei per Martin una donna angelo, la sua Musa; la spiaggia di salvezza rappresentata dal loro matrimonio, che avrebbe coronato il suo sogno d'amore, rappresenta motivo d'istigazione a rinunciare alla resa a tutti i costi. Ma Ruth non può che essere turbata dal suo scuro colorito, rispetto alla sua pelle rosea; dal suo cruento passato che si riversa nelle sue creazioni, rispetto alla sua morale puritana; i suoi trascorsi amorosi lascivi messi a confronto all'inesperienza di Ruth; tutti questi sono blasoni delle origini operaie di Martin e di quelle borghesi di Ruth. Nonostante questo sarà la prima volta per entrambi che l'attrazione reciproca sarà animata da nobili sentimenti amorosi sinceri.

La cultura che poco alla volta acquisirà, farà riconsiderare a Martin Eden tutta quella che è ormai la sua vita passata: le persone che frequentava, relegati a uno stile di vita rozzo e inelegante, il loro modo di esprimersi, le sue avventure amorose fugaci, senza sentimento né futuro. Sente ogni giorno che passa il suo spirito elevarsi, il suo acume affinarsi e quindi di poter comprendere sempre più introspettivamente il mondo che lo circonda, dandogli i mezzi adatti per esprimersi artisticamente al meglio; nonostante i suoi racconti, che gli avrebbero permesso di permettersi sostentamento, fossero costantemente rifiutati da decine di giornali e quotidiani.

L'aver acquisito un intelletto e un'istruzione sempre più ampia, che secondo i piani iniziali gli avrebbero permesso di entrare nelle grazie di quella così aggraziata classe sociale borghese, lo portano verso una direzione che si scosta sia dalla punta che dalla basse della piramide sociale. Farà i conti con la vacuità della costosa cultura borghese, la cui istruzione ha permesso loro di acquisire una conoscenza vaga e superficiale, utilizzata per allinearsi acriticamente al pensiero dominante, riguardante qualsiasi aspetto sociale e culturale. Nessuno è capace di pensare con la propria testa, insomma. Verrà perfino diseredato da entrambi i suoi cognati, entrambi uomini onesti e rispettabilissimi, che con le proprie forze erano riusciti a iniziare una propria attività commerciale. Invece il lavoro di Martin Eden non verrà mai considerato tale, poiché non gli frutterà denaro. È quindi mal visto da tutti, a prescindere dalla classe sociale, visto solo come scansafatiche, motivo per cui verrà accusato di essere socialista (ideologia verso la quale non trova nessun punto d'incontro).

È una situazione complessa e tribolata, che metterà alla prova la sua salute, essendo costretto a patire per motivi economici la fame, come mai aveva fatto prima, oltre che il suo rapporto con Ruth. È a causa di tutte queste vicissitudini (in parte alleviate dall'amicizia con un outsider come lui, Russ Brissenden) che Martin Eden guarderà chiaramente negli occhi la cruda realtà: il successo di un individuo non viene misurato in base ai suoi meriti o alle sue capacità innate o acquisite, ma solo attraverso la moltitudine dei suoi volgari guadagni. I suoi iniziali sentimenti di audacia e desiderio di riscatto culturale vengono frantumati dinanzi alla presa di coscienza dei deleteri effetti del conoscere, che lo portano in una spirale di depressione e nausea verso qualsiasi aspetto del vivere e di decadenza di ogni suo nobile sentimento che animava la sua dedizione e ispirazione nella produzione letteraria.

Il film "Martin Eden" del 2019 si discosta per molti aspetti dal libro (nei titoli di coda verrà specificato che è tratto liberamente dal romanzo), ma mettiamo una cosa in chiaro una volta per tutte: il film non deve essere completamente fedele al libro. Si tratta comunque di una produzione artistica a sé stante, che risponde a determinate esigenze completamente differenti da quelle letterarie. (Va detto che anche io in passato, una volta finita la proiezione di un film tratto da un libro che avevo letto, esclamavo amaramente: "Ma il libro non era così!"). Comunque sia la trama che i temi qui sopra brevemente trattati hanno valenza per entrambi.

Le oltre 400 pagine del racconto sono state condensate in due ore di film, ma sono stati apposti dei tagli e delle modifiche che riescono a raccontare comunque efficacemente e fedelmente i temi trattati, nonostante da un certo momento lo svolgimento della trama prenda una diversa direzione, riuscendo inoltre a riportare alcuni esatti dialoghi (quasi esatti) originali in determinati punti cardine che permettono una narrazione più breve ma allo stesso modo efficace.

Evitando di imbarcarmi in un'inutile elencazione delle differenze libro-film, vorrei spendere qualche parola riguardo due aspetti originali del lavoro di Marcello rispetto a quello di London che più mi hanno affascinato. Il primo è di aver ambientato il racconto a Napoli. È in questa città storica che si fondono il suo carattere di città portuale (perfetto per un protagonista che di professione è un marinaio) e popolare, ricca di folklore e la sua storia di capitale culturale e artistica che meglio si presta all'incontro con la classe borghese agiata. Questa scelta ha un effetto immediato sullo spettatore al solo udire la città partenopea e la cadenza napoletana-per il loro pittoresco potere evocativo-e possiamo fieramente dirlo, sia in Italia che in tutto il mondo.

Il secondo è l'inesattezza, o per meglio dire l'ambiguità dell'ambientazione storica: in una scena assistiamo a personaggi vestiti con abiti dei primi del Novecento e carrozze, e in quella dopo una televisione o un paesaggio urbano moderno; elementi che confluiscono nel dare al film un'aura di anacronismo e fascino.


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