L'armonia

Finora si sono considerate le note nella loro successione, nel loro relazionarsi l'una dopo l'altra, potremmo dire le note in quanto musica che si espande nel tempo, in senso orizzontale: la musica da un punto di vista melodico.

Tuttavia, la musica si espande anche in verticale, nello spazio, la musica è anche note considerate nella loro simultaneità: la musica è anche armonia. Pertanto l'armonia considera la sovrapposizione di note: gli accordi. L'accordo più semplice è la cosiddetta triade, ossia un accordo di tre suoni.

Tuttavia non si può separare tutto ciò dall'intervallo melodico che lega le note fondamentali su cui poi vengono sovrapposte tutte le altre. Nell'esempio che segue si può apprezzare nell'ascolto quanto si è appena spiegato. Da un punto di vista armonico i due accordi sono uguali, l'unica differenza è che il primo accordo è costruito su un do, il secondo su un sol. Ora, considerati isolatamente, i due accordi risultano, al di là dell'altezza, uguali. Se però li si mette in relazione la tensione aumenta nel passaggio dall'accordo di do a quello di sol. Perché? Proprio per la relazione melodica che lega le note do-sol, ancor prima che la relazione armonica fra i due accordi.

Il ruolo di tensione che ogni accordo ha in relazione agli altri, è detto funzione armonica. Fra tutte le 7 note, una in particolare viene presa come punto di riferimento: essa è detta tonica, così come l'accordo costruito su di essa, e costituisce la funzione armonica in cui è presente la minima tensione. Infatti, il fatto che ci sia un accordo tonica fa sì che l'ascoltatore lo avverta come una "casa", come ciò da cui tutto il resto del brano si sviluppa e a cui tutto deve ritornare. Pertanto ogni altro accordo o situazione armonica diversa dalla tonica sarà percepito come diversità e, rispetto a essa, costituirà quindi un incremento della tensione.

Si consideri ora l'accordo costruito su un do come tonica. Se rapportato ad esso, l'accordo costruito sul sol è detto dominante ed in esso si concretizza la massima tensione, poiché la relazione fra le fondamentali, ossia fra le note su cui gli accordi sono costruiti, è la relazione più tensiva di tutte, dal momento che il sol è legato al do da un intervallo di quinta ascendente (do, re, mi, fa, sol). Se si scende invece di 5 note, al fa, e si costruisce su di esso un accordo si ha la sottodominante di do. Proprio perché il fa è legato al do da un intervallo di quinta discendente (la relazione meno tensiva fra tutte), l'accordo sottodominante sarà molto poco tensivo: il suo ruolo è detto di fatti "di passaggio". D'ora in poi, a meno che non venga specificato, quando si parlerà di tonica, sottodominante e dominante ci si riferirà agli accordi, non già dunque alle note su cui essisono costruiti.

È importante sottolineare che le definizioni di tonica, sottodominante e dominante non designino soltanto i tre specifici accordi appena descritti; esse sono piuttosto delle categorie in cui rientrano tutti gli accordi che hanno un significato tensivo assimilabile. Ad esempio è definito dominante anche l'accordo che ha come fondamentale una nota legata alla nota tonica da una relazione di settima, ossia la settima nota che si incontra ascendendo dalla nota tonica. Ora, il puro intervallo di quinta ascendente è molto più forte di per sé rispetto a quello di settima, tuttavia il fatto che il ruolo tensivo di un accordo non sia dato solo dal significato tensivo della propria fondamentale, ma anche dall'insieme delle note su di essa sovrapposte, fa sì che l'accordo costruito sulla quinta e quello costruito sulla settima abbiano un significato tensivo assimilabile e possano entrambi esser chiamati dominante, sebbene ognuno abbia ovviamente delle caratteristiche peculiari.

Proviamo ad esplorare ora un po' più nel dettaglio l'aspetto spaziale della musica, la musica dal punto di vista dell'istantaneità: la sovrapposizione di note.

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