La nascita della Filosofia occidentale

La Grecia antica è considerata senz'ombra di dubbio la culla della filosofia occidentale, il cui popolo ha ispirato la società odierna. Una società che poggia le sue basi sulla tecnica, le scienze, conseguentemente il lume della ragione regna sovrano. La seguente trattazione si pone l'obiettivo di delineare la nascita e lo sviluppo dell'episteme quale componente necessaria della trattazione filosofica attraverso i pensatori dell'antica Grecia da Talete a Socrate, quindi non di esplicitare il loro pensiero. Approfondire quindi il tema della gnoseologia.

Secondo la tradizione Greca il sapere era custodito dalle divinità. Esse avevano comunicato con gli essere umani attraverso i cosiddetti eroi o semidei, come per esempio Prometeo ed Epimeteo, i quali hanno dato la possibilità all'essere umano di distinguersi dalle altre specie animali insegnando loro abilità tecniche. In seguito il sapere diventerà di natura oracolare.

Come abbiamo visto, agli albori della società ellenica la conoscenza era di tipo dogmatica, appartenente a pochi eletti, i sacerdoti, perciò di natura aristocratica. La memoria che prevale sulla ricerca. La prima svolta filosofica sarà messa in atto dai pensatori ionici, così chiamati per il loro luogo di origine.

La Ionia era una regione situata in Asia minore, sulla costa occidentale dell'attuale Turchia. Si comincia a insinuare una mentalità più aperta e progressista, dovuta anche agli intensi traffici commerciali. Il demos si impone all'antica aristocrazia terriera. Il sapere passa da essere di tipo religioso a essere di natura laica; svolta dovuta a un nuovo atteggiamento nei confronti della ricerca filosofica dettata da osservazioni empiriche, ma soprattutto osservazioni confutabili, poiché non aspirano a raggiungere una verità ultima. La ricerca che soppianta la memoria.

Mileto, nella Ionia, è stata terreno fertile per lo sviluppo di pensieri dei filosofi che possono essere considerati i primi nella storia in ordine cronologico. Talete, annoverato tra i sette saggi dell'antichità, era denominato da Platone "esperto nelle tecniche" a significare il suo impegno nella ricerca di una filosofia applicabile in senso pratico per i giovani. Lo conosciamo per la sua teoria dell'acqua come principio primo della nascita della vita sulla terra (considerate le conoscenze scientifiche acquisite in tempi moderni, possiamo dire che non si è sbagliato di molto); più in generale la sua ricerca era indirizzata verso la revisione della mitologia in favore di un sapere come ricerca personale.

Anassimandro, proseguendo la scia di Talete, sviluppa un pensiero che si prefigge di rompere la tradizione. Teorizza l'àpeiron, un archè, un principio primo illimitato ingenerato e indistruttibile. C'è da sottolineare che non si tratta di un'entità di natura divina; apporta significative novità nella stesura della cartina geografica, considerando spazio e tempo due dimensioni quantificabili. In un certo senso possiamo considerare le sue teorie della nascita dell'uomo, il quale è nato da animali di altra specie, una sorta di antesignano della teoria evoluzionistica.

Naturalmente si tratta di un approccio di spiegazione di fenomeni naturali molto rudimentale; ben lungi dall'essere considerato propriamente scientifico, essendo di tipo puramente filosofico (c'è da dire però che la figura dello scienziato e del filosofo molto spesso combaciavano). È importante il loro approccio inaugurato verso la conoscenza, che si affida maggiormente all'empirio e al raziocinio.

Da non dimenticare è la medicina ionica, con un metodo non dissimile dalla filosofia ionica. I medici in questione (tra i quali Ippocrate di Cos) accettavano la natura di questa scienza, scienza soggetta a ricerca infinita e sempre soggetta a confutazione, ma non trovarono terreno fertile in Grecia. Avrà perciò vita breve.

La ventata di novità, promossa dai ceti medi, non lasciò indifferente la classe conservatrice; la loro reazione era di grande critica verso la filosofia ionica. Essi condannavano l'esperienza sensibile, perché troppo fuorviante; consideravano la ricerca della verità unicamente raggiungibile attraverso la ragione, che si traduce in una ricerca speculativa, proveniente dalla meditazione, senza tuttavia rifiutare l'apporto iniziale dell'esperienza. La filosofia come speculazione non si appella alla tradizione mitologica ma fa assumere ancora una volta a questa disciplina il tono autoritario della rivelazione.

Esponente importante di questa corrente filosofica è sicuramente Pitagora. Attorno alla sua figura si è costruito un alone di sacralità (e conseguentemente di mistero attorno alla sua vita), essendo quella dei Pitagorici una vera e propria setta. Considerava la matematica una scienza divina; passerà, infatti, alla storia principalmente come matematico. Pitagora era convinto del dualismo tra corpo e anima e la trasmigrazione di essa da un corpo a un altro; la sua purificazione è possibile unicamente attraverso l'acquisizione del sapere, meglio detto amore verso la saggezza. Viene infatti coniato grazie a lui il termine filosofia.

È sicuramente noto a tutti noi l'aforisma di Eraclito "panta rei". Tutto scorre sta a significare che la realtà sensibile è in continua trasformazione. Trasformazione dovuta all'antagonismo degli elementi, perciò il conflitto è la natura di tutte le cose (polemos pater panton). Le cose del mondo non sono quindi degne di attenzione; l'unica via possibile che porti alla verità è il logos, raggiungibile attraverso la meditazione, la chiusura in sè stessi.

"L'essere è e non può non essere, l'essere non è e non può essere". Questo famoso assioma parmenideo, noto ai più, riassume efficacemente il pensiero di questo filosofo. Il suo contributo principale alla ricerca filosofica è quello di aver introdotto un nuovo soggetto, sul quale filosofi anche del secolo scorso si sono arrovellati: l'essere. L'essere inteso come entità perfetta, paragonato alla forma sferica, immutabile, che è sempre stato e che sempre sarà. Concezione ontologica che si traduce in una ricerca della verità avulsa all'esperienza, poiché non confutabile.

Passando attraverso i pluralisti e atomisti, un cambiamento di rotta radicale è compiuto dai sofisti, inaugurando l'umanesimo. I sofisti, tra i quali ricordiamo Protagora ed Erodoto, vedono nella filosofia un'arte dalle applicazioni pratiche; il ruolo dell'intellettuale diventa una figura professionale, retribuita. Oltre il loro totale agnosticismo, tale cambiamento comporta una perdita di sacralità nella ricerca filosofica. I sofisti sono convinti del totale relativismo delle idee; esse non sono mai completamente veritiere e possono sempre essere soggette a critica. È possibile far valere le proprie opinioni attraverso l'approfondimento dell'arte oratoria, allargando gli studi sul linguaggio e l'etimologia. Disciplina di novizia invenzione.

Il filosofo che più di tutti ha influenzato il pensiero critico moderno, per meglio dire inaugurato, è senza dubbio Socrate. Tutti sappiamo come egli fosse contrario alla stesura di libri, poiché portatori di un sapere categorico che non lascia spazio al dialogo. Il dialogo è infatti la colonna portante del suo pensiero: l'intento nella discussione col suo interlocutore non era quello di fornire risposte (lui sapeva di non sapere), ma si trattava piuttosto di instradarlo sulla giusta via, mettendo in evidenza le inconsistenze delle sue certezze, ponendo le giuste domande che le mettessero in discussione. Tale processo verrà chiamato da Socrate stesso maieutica. La presa di coscienza della propria ignoranza, l'accettazione di una concezione della verità quale entità inarrivabile, o per meglio dire inesistente sono la chiave. Le sue posizioni antidemocratiche, dovute alla convinzione che pochi eletti fossero in grado di possedere una saggezza tale da praticare l'arte politica, lo portarono ad essere accusato dagli ambienti democratici ateniesi di empietà e corruzione verso i giovani. Accusa che gli costerà una condanna a morte.

Come abbiamo visto la linea di demarcazione tra filosofia, scienza e religione è sempre stata non facilmente identificabile, portando molto spesso alla loro fusione. Qui sopra ho provato a riassumere per sommi capi il primo approccio gnoseologico, più in generale dell'approccio filosofico; tema, quello dell'epistemologia, che verrà trattato secoli a venire da pensatori come Karl Popper

Scritto da Vito Nacci

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