Il ritmo

Molto banalmente, il ritmo è ciò che fa sì che il famoso Inno alla gioia sia così:

...e non, ad esempio, così:

Come misurare e di conseguenza organizzare il tempo? Nella vita quotidiana ci serviamo di unità di misura come i secondi, i minuti ecc. Essi sono degli intervalli di tempo che servono come punto di riferimento per poter organizzare le nostre attività: se due persone decidono di incontrarsi in un certo luogo a una certa ora sanno con certezza quando arrivare al punto d'incontro senza dover far aspettare l'altro.

Ma nella vita quotidiana non è solitamente necessaria un livello di precisione temporale tanto elevato. se due persone si incontrano alle 17:59:58 anziché alle 18:00:00 poco cambia. In musica invece il livello di precisione richiesto è molto più elevato. Talvolta è necessaria una precisione al centesimo di secondo. Il che rende necessaria un modo di organizzare il tempo più articolato.
Quasi in ogni brano si prende come punto di riferimento una pulsazione regolare e costante, che serve per scandire degli intervalli di tempo che fungono da punto di riferimento per la durata di una nota o di una pausa: ognuna di queste ultime può durare una porzione di uno di questi intervalli, tutta la sua durata, o la durata di più di uno di loro.
Esiste però anche una differenza qualitativa fra le pulsazioni, nonostante esse, come già detto, separino degli intervalli di tempo uguali fra loro. 

Le pulsazioni possono essere infatti raggruppate in gruppi di 2, 3 o 4.

Si faccia attenzione al fatto che gli accenti non sono suddivisi in tali gruppi convenzionalmente, ma tali raggruppamenti sono frutto piuttosto del modo in cui noi esseri umani percepiamo gli accenti a causa della nostra fisiologia. Per chiarire questo concetto, si pensi (come suggerisce F. Gioia) al ticchettio delle lancette dell'orologio. Noi sentiamo: "tic-tac", ossia percepiamo incessantemente l'alternanza di due suoni differenti; tuttavia, il suono emesso dalle lancette dell'orologio è sempre lo stesso. Ciò avviene perché noi percepiamo suoni emessi a intervalli temporali regolari solo raggruppandoli a gruppi di due, di tre o di quattro.

Spiegato dunque il perché gli accenti sono raggruppati in due, tre, quattro, va precisato come essi vengano percepiti. Il primo accento di ogni gruppo è un momento che stabilisce un inizio chiaro e riconoscibile e pertanto sarà percepito sempre come l'accento più forte (si pensi sempre al ticchettio dell'orologio) - per questo è detto anche impulso; gli accenti successivi, dunque, sono più deboli, una sorta di riflesso del primo. Si provi a immaginare in tal senso una pallina che rimbalza: il primo rimbalzo sarà il più grande, mentre i successivi saranno sempre più piccoli.

Quanto detto avviene in particolare per i gruppi di due o tre accenti. Il gruppo di 4 accenti, invece, in quanto composto di due gruppi da due, conterrà due impulsi: tuttavia, poiché anche gli stessi gruppi, se considerati come unità, si comportano come dei "mega accenti", il primo gruppo da due sarà più forte del secondo. Dunque vi sarà un primo impulso forte seguito da un accento debole, seguito da un nuovo impulso (meno forte del primo), seguito da un accento ancora più debole del secondo.

Gli altri accenti del gruppo, poiché la musica è composta di moltissimi di questi gruppi che si susseguono uno dopo l'altro e poiché il primo accento viene percepito come punto di riferimento, gli accenti ad esso successivi hanno la funzione di condurre a un nuovo impulso, al primo accento del gruppo successivo. Gli accenti deboli sono dunque in una situazione di tensione proprio perché momenti di movimento e transizione verso quel costante punto di riferimento che è l'impulso.

Proponiamo qui a fianco un esempio di ritmo costruito su un gruppo di tre accenti

Ora di due

Ora di quattro

In ogni brano percepiamo dunque una pulsazione costante, il cosiddetto tactus. Ma non è detto che esso venga percepito da tutti allo stesso modo. Scrive Philip Ball: il tactus è ”il tempo che ci viene da sottolineare con il suono delle mani quando ascoltiamo una musica. [...] E battiamo una pulsazione più lenta sulle musiche che ci sono più familiari rispetto a quelle che lo sono meno, perché nel primo caso riusciamo meglio a individuare le strutture ritmiche di maggior respiro.”  

Quindi il fatto di percepire un determinato passaggio con una pulsazione anziché un'altra cambia moltissimo: cambia parzialmente il carattere del brano.
Si ascolti attentamente il passaggio proposto di seguito. Si sta ascoltando un meraviglioso passaggio di un quintetto d'archi.

Una pulsazione più veloce ci mostra ogni piccolo sviluppo del brano ma rischia di farci perdere una visione più ampia mentre una pulsazione più lenta magari sottintende alcuni dettagli particolari ma ci fa vedere oltre quella che è una visione "nota per nota", è come se ci proiettasse verso un punto più lontano rispetto al qui e ora.

Si è notato nell'esempio che quando si son fatte ascoltare le pulsazioni veloci isolatamente sono state presentate 4 di esse. Mentre sono state presentate solo due pulsazioni lente. Perché non quattro? Questo perché in ogni brano c'è un'unità di tempo che stabilisce il compositore decide quanto veloci debbano esser le pulsazioni il brano con una pulsazione più veloce e lo si è fatto precedere da una riproduzione della pulsazione

Quando si ha a che fare con una croce, la pulsazione può essere due volte più lenta, come nell'esempio, ma anche quattro, otto ecc. volte più lenta. Insomma in una croce la pulsazione può essere 2 alla n volte più lenta. Viene da domandarsi perché solo 2 alla n volte più lenta? perché non si può battere una pulsazione tre volte più lenta? Questo perché le pulsazioni, per quanto lente siano, devono comunque cadere sugli accenti forti dell'originario schema a croce che prevede quattro pulsazioni. (accento forte debole forte debole). 

Queste ultime hanno una velocità decisa dal compositore e suddividono l'"unità di misura" temporale dell'intero brano: la battuta. è la quantità di pulsazioni cui fare riferimento? Non potrebbero essere caratteristica da cui tutte le altre organizzazioni delle pulsazioni dipendono? Perché essa suddivide un'unità di tempo ben definita (la cosiddetta battuta) in cui il compositore decide che devono starci un certo numero di pulsazioni di una certa velocità. E in base al fatto che esse siano due, tre o quattro saranno organizzate in alla breve, triangolo o croce. Certo, poi sarà possibile percepire una pulsazione più lenta rispetto a quella segnata sulla partitura dal compositore cosicché in una battuta organizzata con una croce, attraverso una pulsazione il doppio più lenta si percepirà una deve essere il punto di riferimento? Cioé: perché Mentre viene anche da domandarsi: una pulsale quattro pulsazioni sono tutte contenute in un'unità di tempo ben definita, chiamata battuta; ciò accade anche se cC'è però una particolare pulsazione che viene scelta dal compositore come Quando si sente contare "un due tre quattro" prima che inizi un brano ( che un brano sia in quattro non significa che questo sia l'unico modo di percepirlo; significa solo che il compositore ha deciso che in un'unità di tempo ben definita e che è il punto di riferime(la cosiddetta battuta) devono essere contenute quattro pulsazioni orgamizzate in una croce. di tali pulsazioni in uno specifica pulsazione di riferimento è solo perché il tuo rftfftddffffffrcompositore ha deciso che la pulsazione di riferimento ha una certa velocità Nel caso in cui la pulsazione diventi talmente lenta che Se ad esempio la pulsazione più lenta può essere il doppio più lenta, ma anche quattro, otto, sedici volte più lenta. in una croce, le pulsazioni da quattro diventano due e la croce diventa un alla breve. E con una pulsazione quattro volte più lenta da quattro diventano una sola. A questo punto quell'unica pulsazione che rimane entrerà in relazione con altre pulsazioni isolate di gruppi differenti, e si creeranno cos creandc'è un limite alla lentezza della pulsazione che si può percepire. Nell'esempio si è mostrato la differenza fra due pulsazioni, una il doppio più lenta dell'altra. Ma non c'è un limite alla lentezza della pulsazione che si può percepire. Di fatti l'organizzazione degli accenti interna alla battuta all'occorrenza in ogni battuta quattro pulsazioni sono diventate due, ma possono diventare anche una sola. In questo caso
Con una pulsazione il doppio più lenta, in una croce, le pulsazioni da quattro diventano due. una pulsazione ogni due viene omessa ma è come se si sentisse lo stesso. Si consideri l'esempio che segue.
Proprio dove ci aspetteremmo un'ulteriore ripetizione dello stesso schema di quattro accenti viene proposta una pulsazione il doppio più lenta organizzata in due accenti. Tuttavia è probabile che, ascoltandola, ci sembri che questa nuova pulsazione sia come una specie di mappa volutamente approssimativa di un percorso che già si conosce nei suoi dettagli più minuti, e con questa mappa si vogliono piuttosto mostrare altre caratteristiche di questo percorso: come si è detto, ad esempio, una visione che vada al di là della "nota per nota". È come dunque se di ub territorio avessimo diverse mappe (già perché oltre a quelle già presentate ve ne possono essere molte altre, che fanno percepire una visione ancora più ampia o ancora più piccola del brano) con scale diverse: alcune ci fanno vedere dettagli particolari ma una porzione di territorio molto limitata altre il contrario.
E non c'è un limite alla lentezza della pulsazione che si può percepire. Nell'esempio
Nell'esempio si è mostrato come in una battuta quattro pulsazioni possano diventare due.
Si ascolti attentamente una pulsazione abbastanza veloce, organizzata in una croce (4 accenti). Dopodiché su di essa si ascolta un ritmo marziale che scandisce chiaramente ognuno degli accenti.
Si ascolti attentamente una pulsazione molto veloce, organizzata in una croce (4 accenti). Su di essa si ascolta un procedere di note molto ben articolate che scandiscono ognuno dei quattro accenti. Ma se si ascolta ora una pulsazione il doppio più lenta (2 accenti) ogni pulsazione, come si è detto, ci proietta verso una visione più ampia, da' più respiro alla musica: ogni pulsazione che non è più scandita in realtà è come se si sentisse lo stesso. Si consideri l'esempio che segue. erché essa ormai è nella nostra testa, sappiamo che c'è esiste ancora come ombra di come riflesso delle pulsazioni che ci sono.

Proprio dove ci aspetteremmo un'ulteriore ripetizione dello stesso schema di quattro accenti viene proposta una pulsazione il doppio più lenta organizzata in due accenti. Tuttavia è probabile che, ascoltandola, ci sembri che questa nuova pulsazione sia come una specie di mappa volutamente approssimativa di un percorso che già si conosce nei suoi dettagli più minuti, e con questa mappa si vogliono piuttosto mostrare altre caratteristiche di questo percorso: come si è detto, ad esempio, una visione che vada al di là della "nota per nota". È come dunque se di un territorio avessimo diverse mappe (già perché oltre a quelle già presentate ve ne possono essere molte altre, che fanno percepire una visione ancora più ampia o ancora più piccola del brano) con scale diverse: alcune ci fanno vedere dettagli particolari ma una porzione di territorio molto limitata altre il contrario.. per il quale quindi basta solo dare qualche indicazione qua e là. È come sein testa abbiamo ancora le quattro pulsazioni più veloci che abbiamo sentito precedentemente essere percepite come due il doppio più lente. organizzate alla breve, se si percepisce una pulsazione il doppio più lenta, possono essere percepite come due si ottengono due pulsazioni organizzate in accento forte e debole. Ma possonopercepire una pulsazione ancora più lenta: quattro, otto, sedici volte più lenta. Così facendo però ogni battuta conterrebbe non più di una pulsazione sola. Ecco dunque che l'organizzazione delle pulsazioni non sarà più interna alla battuta ma fra diverse battute. che entrerebbe in relazione si ripeterebbe uguale a se stessa non ci sarebbe più alcun gruppo, ma solo un'unica pulsazione che si ripete. si escluderebbero tre pulsazioni su quattro ognuna tutte e quattro le pulsazioni della croce verrebbero riadsunte in una.
rispetto a quella di partenza. In questo caso ognuno dei gruppi di quattro pulsazioni andrebbe a costituire una sola pulsazione. le quattro pulsazioni diventano due rispetto a quella usata in una croce si ottiene un gruppo di due pulsazioni che possono esser organizzati in un metro alla breve rendendo uno riorganizzando i gruppi di quattro pulsazioni organizzati secondo la croce in gruppi di due organizzati alla breve. Ma si può andare anche oltre. ma cosa succcomprendente quattro pulsazioni, nel caso in cui si conosca bene il brano, si può battere il una pulsazione il doppio più lenta, o il foppio più lenta di quest'ultima, dunque una pulsazione quattro volte più lenta e così via. Il motivo di questa geratchizzazione lo si vedrà fra poco. ma fino a che punto può esser lenta?a percepire uno schema a croce, attraverso una pulsazione il doppio più lenta. con quattro pulsazioni, come uno schema alla breve arrivare percepire attraverso una si può considerare, si è visto, una pulsazione il doppio più lenta ma essa può essere anche il quadruplo più In que

Se si prende una pulsazione il doppio più lenta la si può prendere anche


Ma così si potrebbe andare
Prima lo si ascolterà attentamente così come esso è, in modo che se ne faccia un minimo conoscenza, successivamente lo si riascolterà viene evidenziata una pulsazione piuttosto veloce, organizzata in gruppi di quattro in una croce, successivamente veniva organizzato attraverso la croce, ora può esserlo in uno schema a croce, anziché considerare ognuna delle quattro pulsazioni si prende come punto di riferimento una pulsazione più lenta, magari il doppio più lenta, anziché 4, si avranno solo due pulsazioni, che possono esser organizzate in uno schema alla breve.

Come fa notare si considera soltanto una pulsazione ogni due, si avranno solamente due pulsazioni che costituiranno così come lo definisce Philipp Ball. Si noti che ciò che si percepisce

Questo schema temporale di base può essere a sua volta essere riorganizzato a un livello più grande: si può prendere come punto di riferimento ad esempio una pulsazione ogni due, e raggruppare ognuna di esse a loro volta in gruppi di due, tre o quattro, creando così una macroorganizzazione. Ci possono essere di fatti delle strutture ritmiche di più ampio respiro che possono essere notate più facilmente utilizzando una pulsazione meno frequente. Quando ascoltiamo un brano, ognuno di noi percepisce una pulsazione, queste strutture sono identificabili più facilmente in brani che si conoscono bene Viene spontaneo, domandarsi: cone riconoscere queste pulsazioni? A volte capita c di battereUn gruppo di accenti così descritto organizza la percezione della musica che si svolge in un intervallo temporale. È opportuno sottolineare, poi, come anche la distanza fra due accenti di tale gruppo possa a sua volta essere organizzata in una successione di accenti forti e deboli, organizzati in gruppi di due, di tre o di quattro. La distanza fra i nuovi accenti così creati sarà poi organizzata in ulteriori gruppi di accenti o così via. Questa organizzazione nel suo complesso fa sì che la musica sia una successione di note ciascuna con una propria durata determinata in cui si percepisce tuttavia la struttura primaria degli accenti in cui è organizzata.

I musicisti giocano con delle minime oscillazioni delle durate fra le note per magari far risaltare una nota che per qualche motivo è più importante delle altre, magari allungandone il valore, senza però esagerare così tanto da rendere irriconoscibili le strutture metriche. E quando un punto viene portato quasi all'esagerazione contro ogni aspettativa dell'ascoltatore ma proprio quando pensiamo che si sta per scadere in essa tutto magicamente rientra nelle proporzioni allora stiamo assistendo a qualcoaa di magico. È come se il brano fosse un tracciato di F1 in cui bisogna stare entro i limiti della pista. Ed esattamente come Max Verstappen ritarda il punto di frenata al punto tale che sembra quasi che non rieesca più a frenare in tempo e andare lungo alla curva in realtà proprio all'ultimo tutto rientra in perfetto controllo e riesce a completare una magia incredibile così, proprio quando sembra che la durata della nota con la corona stia per scadere quasi nel ridicolo ecco che essa viene tolta per lasciarci un senso di tensione incredibile e un'aspettativa che viene appagata andando avanti col brano.

Ed è possibile paragonare l'arte della sua guida all'arte della musica non tanto perché grazie a quella magia ha ottenuto la pole position quanto piuttosto per il livello di sensibilità che richiede una manovra del genere: un livello di sensibilità, che deve consentire di gestire la macchina in millesimi di secondo, lo stesso livello di sensibilità che è necessario anche in musica. magia la curva nei limiti del tracciato ma in realtà completa la manovra giusto in tempo per fare una curva così  che  portato quasi all'esagerazione senza tutta

Il brano è come un viaggio, solitamente, si dice: un percorso, che in gran parte della musica del 700 tende a concludersi dove è iniziato.
Non è azzardato in questo senso il paragone con la F1, disciplina che nasce proprio dall'idea del viaggio, dal confrontarsi nel fare un percorso. 

Prendiamo come esempio un brano che non fa parte della musica tonale e che per molti aspetti deve essere ascoltato secondo criteri differenti rispetto a quelli che si stanno fornendo nel presente percorso. Tuttavia esso è molto interessante da un punto di vista ritmico. Esso è organizzato in gruppi di 5 accenti. Ora, si è detto che la musica può essere organizzata in gruppi di 2, di 3 o al massimo di 4 accenti, ma non di 5. Pertanto un gruppo di 5 accenti viene percepito come un gruppo di 3+2, o 2 + 3, come in questo caso. Si noti inoltre come il brano si faccia ancora più interessante ritmicamente nel momento in cui gli impulsi vengono continuamente spostati su accenti diversi e viene così sconvolta anche l'organizzazione originaria di 2+3: gruppi di due e di tre accenti si alternano dunque senza alcuna prevedibilità.
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