Il ritmo

Molto banalmente, il ritmo è ciò che fa sì che il famoso Inno alla gioia sia così:

...e non, ad esempio, così:

Ora, più precisamente, il ritmo è l'organizzazione della musica mediante accenti posti a intervalli di tempo regolari e costanti. Non è detto che tali accenti siano riconoscibili dinamicamente, essi costituiscono piuttosto lo stesso procedere ed evolversi del brano nel tempo. Gli accenti possono essere raggruppati in gruppi di 2, 3 o 4.

Si faccia attenzione al fatto che gli accenti non sono suddivisi in tali gruppi convenzionalmente, ma tali raggruppamenti sono frutto piuttosto del modo in cui noi esseri umani percepiamo gli accenti a causa della nostra fisiologia. Per chiarire questo concetto, si pensi (come suggerisce F. Gioia) al ticchettio delle lancette dell'orologio. Noi sentiamo: "tic-tac", ossia percepiamo incessantemente l'alternanza di due suoni differenti; tuttavia, il suono emesso dalle lancette dell'orologio è sempre lo stesso. Ciò avviene perché noi percepiamo suoni emessi a intervalli temporali regolari solo raggruppandoli a gruppi di due, di tre o di quattro.

Spiegato dunque il perché gli accenti sono raggruppati in due, tre, quattro, va precisato come essi vengano percepiti. Il primo accento di ogni gruppo è un momento che stabilisce un inizio chiaro e riconoscibile e pertanto sarà percepito sempre come l'accento più forte (si pensi sempre al ticchettio dell'orologio) - per questo è detto anche impulso; gli accenti successivi, dunque, sono più deboli, una sorta di riflesso del primo. Si provi a immaginare in tal senso una pallina che rimbalza: il primo rimbalzo sarà il più grande, mentre i successivi saranno sempre più piccoli.

Quanto detto avviene in particolare per i gruppi di due o tre accenti. Il gruppo di 4 accenti, invece, in quanto composto di due gruppi da due, conterrà due impulsi: tuttavia, poiché anche gli stessi gruppi, se considerati come unità, si comportano come dei "mega accenti", il primo gruppo da due sarà più forte del secondo. Dunque vi sarà un primo impulso forte seguito da un accento debole, seguito da un nuovo impulso (meno forte del primo), seguito da un accento ancora più debole del secondo.

Gli altri accenti del gruppo, poiché la musica è composta di moltissimi di questi gruppi che si susseguono uno dopo l'altro e poiché il primo accento viene percepito come punto di riferimento, gli accenti ad esso successivi hanno la funzione di condurre a un nuovo impulso, al primo accento del gruppo successivo. Gli accenti deboli sono dunque in una situazione di tensione proprio perché momenti di movimento e transizione verso quel costante punto di riferimento che è l'impulso.

Proponiamo qui a fianco un esempio di ritmo costruito su un gruppo di tre accenti

Ora di due

Ora di quattro

Un gruppo di accenti così descritto organizza la percezione della musica che si svolge in un intervallo temporale. È opportuno sottolineare, poi, come anche la distanza fra due accenti di tale gruppo possa a sua volta essere organizzata in una successione di accenti forti e deboli, organizzati in gruppi di due, di tre o di quattro. La distanza fra i nuovi accenti così creati sarà poi organizzata in ulteriori gruppi di accenti o così via. Questa organizzazione nel suo complesso fa sì che la musica sia una successione di note ciascuna con una propria durata determinata in cui si percepisce tuttavia la struttura primaria degli accenti in cui è organizzata.
Prendiamo come esempio un brano che non fa parte della musica tonale e che per molti aspetti deve essere ascoltato secondo criteri differenti rispetto a quelli che si stanno fornendo nel presente percorso. Tuttavia esso è molto interessante da un punto di vista ritmico. Esso è organizzato in gruppi di 5 accenti. Ora, si è detto che la musica può essere organizzata in gruppi di 2, di 3 o al massimo di 4 accenti, ma non di 5. Pertanto un gruppo di 5 accenti viene percepito come un gruppo di 3+2, o 2 + 3, come in questo caso. Si noti inoltre come il brano si faccia ancora più interessante ritmicamente nel momento in cui gli impulsi vengono continuamente spostati su accenti diversi e viene così sconvolta anche l'organizzazione originaria di 2+3: gruppi di due e di tre accenti si alternano dunque senza alcuna prevedibilità.
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