Grande recessione

Cos'è? Dove, quando è nata?

La Grande recessione è stata una crisi economica mondiale provocata dalla crisi bancaria-finanziaria scoppiata nel 2006 a Wall Street, negli Stati uniti.


Documentario


Ma cosa causò precisamente la crisi?

Ebbene, la sua origine può essere identificata nel momento in cui le banche cessarono di erogare prestiti sul mercato interbancario poiché non si fidavano più le une delle altre. Ciò che generò tale situazione fu l'inceppamento di un sistema (ideato negli anni '80 dalla banca JP Morgan) che consentisse di ridurre il rischio finanziario.

Il sistema su un piano teorico

Per comprendere appieno come tale sistema avrebbe dovuto funzionare teoricamente e come si sia poi dispiegato nella realtà, bisogna dapprima spiegare il concetto di rischio finanziario. Anzitutto è necessario precisare che esso è di molteplici tipi, ma in questa pagina, per semplificare, li tratteremo in maniera indifferenziata. Pertanto, il rischio finanziario è per un investitore la potenziale flessione in un breve periodo del capitale investito. Tutto nacque nel momento in cui si intuì che un qualsiasi investimento comporta, per quanto piccolo, un rischio. Facciamo un esempio. Inizialmente le banche, per prestare dei soldi per un mutuo a una qualsiasi persona, verificavano vari aspetti della sua vita, per essere sicure che potesse restituir loro i soldi prestati: si accertavano che avesse un lavoro, quale fosse il suo reddito, che avesse dei parenti che potessero ripagare il debito in casi estremi ecc. Tutto questo, però, non aveva più senso quando si capì che anche in tal modo non si aveva la certezza che il debito venisse ripagato. Nulla assicurava, di fatti, che quella persona potesse diventare pazza, licenziarsi, uccidere i suoi cari e non ripagare più il mutuo. Certo, sono istanze assai improbabili, ma possono sempre accadere. E a chi obietta che la banca comunque rimane in possesso della casa, giova ricordare che la banca non è un'agenzia immobiliare e in ogni caso non è mai contenta di rivendere quella casa deprezzata del 20-30%. Dunque, non aveva senso ottenere un minor profitto solo per limitare il rischio. Da qui, nacque il concetto di "creare il rischio e distribuirlo" (Create and distribuate). Così, si arrivò alla creazione di derivati (ossia un modo per scommettere sul futuro valore di qualcosa) sul credito che assicurassero il prestito contro il fallimento: i Credit Default Swap. L'idea dei derivati non era nuova: erano già usati dai contadini in Mesopotamia, e venivano utilizzati anche nei mercati delle materie prime. Pertanto, non si fece altro che applicare tale strumento alla finanza, con lo scopo di ridurre il problema del rischio e poter creare così ricchezza infinita, indipendentemente dall'economia reale.

Come ha realmente funzionato il sistema

Se da un punto di vista prettamente teorico questo sistema poteva anche funzionare, altra cosa fu la sua realizzazione effettiva. La prima applicazione dei credit Default Swap venne fatta da Blythe Masters (operatrice finanziaria della banca JP Morgan). La JP Morgan emise una lettera di credito per la Exon, società che non stava attraversando un periodo particolarmente felice. Siccome una lettera di credito comporta un rischio di credito, la JP Morgan avrebbe dovuto mettere da parte un po' del proprio capitale nel caso in cui il debito non fosse stato ripagato. Blythe Masters trova però una banca a Londra (la EBRD, la banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) che era disposta ad assumersi il rischio della JP Morgan, in cambio di un compenso, svincolando così il capitale della banca. Sicché la JP Morgan poteva fare nuovi investimenti. Il passo successivo per la strutturazione del sistema che portò alla crisi venne fatto da Terri Duhon, un'altra giovane operatrice finanziaria della JP Morgan. Le venne affidato il compito di creare un portafoglio per i derivati creditizi, di strutturare cioè nuovi Credit Default Swap non più su singole società ma su dei panieri (ovvero degli insiemi di prodotti) di debito. Terri Duhon creò così un Credit Default Swap su 306 società con un bassissimo rischio e un rating alto, le quali erano nei portafogli di negoziazione della JP Morgan. Quest'ultima rese poi più accessibile tale portafoglio crediti dividendolo in tanti pezzi: in livelli o tranche di rischio. La JP Morgan iniziò poi a vendere derivati che erano semplici scommesse su un portafoglio, di proprietà della banca o no: tali derivati presero il nome di obbligazioni di debito sintetico collateralizzato, meglio conosciuti come CDO sintetici. Lo stesso sistema cominciò a essere applicato anche ai mutui. Ci si potrebbe domandare: che conseguenze aveva questo sulle persone? Ebbene, negli anni '90 e nei primi anni 2000, migliaia di dipendenti di aziende (che a loro volta lavoravano per le grandi banche d'affari) girovagavano per le città facendo firmare contratti di mutui a chiunque, anche a persone che non li avrebbero potuti pagare. Questi dipendenti, poi, la sera, rientravano in sede, con migliaia di contratti firmati che raccoglievano insieme (solitamente in pacchetti da 2000-2500 mutui l'uno, il sottostante) e li spedivano al quartier generale. Lì gli avvocati della banca stilavano un documento a parte (derivato) che assicurava di pagare un rendimento a chi lo avrebbe comprato, ossia il rendimento generato dalle rate dei mutui. Il rendimento di questi derivati era molto alto, di gran lunga superiore a quello generato da buoni del tesoro e titoli di stato, ma anche il loro rischio era di gran lunga superiore. Questo mercato, dunque continuò fino a quando le banche li compravano e li vendevano. Accadde però a un certo punto che una banca che non voleva assumersi un rischio così elevato rifiutò di comprare uno di questi derivati. In quel momento, il prezzo di quel derivato era pari a zero, dal momento che quando la domanda diminuisce il prezzo tende a zero. Conseguentemente, la banca che non riuscì a vendere quel derivato non venne più vista come affidabile e le altre banche, pertanto, non vollero più prestarle i soldi: l'inizio della crisi.


Video-spiegazione della Grande recessione


Come reagire alla Grande Recesseione


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