Eutanasia, sei contro o a favore?

Un dilemma

Scritto da Riccardo Berto, pubblicato il 18/02/21

Da anni ormai vengono fatti sondaggi o vengono scritti articoli su un argomento assai delicato che è quello dell'eutanasia. In Italia non siamo arrivati ad una conclusione e forse mai ci arriveremo. Sappiamo solo che attualmente, nel nostro paese, l'eutanasia è illegale. Io credo che non possa esistere un omicidio a fin di bene. Nonostante ciò bisogna riconoscere che l'omicidio non c'entra molto con l'eutanasia. L'eutanasia è un suicidio? Nemmeno. Possiamo dunque definirla come un suicidio assistito. Un essere umano per uccidersi potrebbe tranquillamente buttarsi giù da un palazzo o da un ponte, solitamente una persona che vuole ammazzarsi non ha bisogno di un supporto morale o di una particolare assistenza. In questo caso, però, la vittima in questione non può uccidersi poiché impossibilitata di muoversi. È per questo semplice motivo che entra in campo la figura del medico, che ha il dovere di mettere fine alle strazianti e terribili sofferenze del paziente. Prima di agire, il medico, deve avere il consenso del paziente. Questo è il modo in cui ho tentato di spiegare che cos'è l'eutanasia. Ora viene il bello: "Sei d'accordo o no sul suicidio assistito? Pro o contro?" Questa è la domanda che mi viene posta. La stessa identica domanda che ho avuto modo di vedere da poco in un sondaggio instagram. Nel sondaggio avevo votato pro. Invero quando si deve parlare di un argomento del genere non si può sminuire il tutto con una semplice votazione di un "Pro o contro" o di un "Si o no"...sarebbe troppo semplice. È anche giusto dire che scrivere un articolo o un tema sul suicidio assistito è troppo difficile. La via di mezzo sarebbe fare un discorso di pochi minuti evidenziando i lati positivi e non dell'argomento in questione. Sono consapevole che qualsiasi posizione prenda a riguardo, mi verrà criticata o elogiata a seconda della gente che leggerà il mio breve testo. È questione di opinioni e non credo ci sia un giusto o uno sbagliato. Facciamo un esempio: "C'era una volta un contadino che amava la natura e il mondo in cui viveva. Un brutto giorno, però, l'uomo perse la possibilità di camminare. Il giorno successivo si trovò completamente paralizzato. Lo portarono all'ospedale e il pover uomo rimase paralizzato per il resto della sua vita, senza poter più vedere la natura e niente di ciò che lo affascinava tanto." Solitamente le favole hanno un lieto fine ma io ho deciso di fare l'alternativo al fine di soffermarmi sui punti che ritengo importanti. Un uomo che amava tanto vivere e stare a stretto contatto con la natura si trova improvvisamente in un letto d'ospedale. Destinato a rimanerci per sempre. Che cosa vorrà quell'uomo dentro di lui? Basterà chiederglielo. Basandoci sui movimenti degli occhi o sullo sbattimento delle palpebre potremo tranquillamente capire se l'uomo vorrà ricorrere all'eutanasia o vorrà continuare a vivere in quelle condizioni, nella speranza che un bel giorno la sua malattia scompaia. A quel punto io penso che la cosa più giusta per lui e per noi sia semplicemente rispettare la sua decisione. C'è poi chi ritiene che la vittima non abbia la capacità di intendere e volere perché in quelle spaventose condizioni. A questi ultimi io farei notare che il paziente ha perso forse tutto tranne la coscienza di esistere. Non stiamo parlando di un Down o di una qualunque persona con problemi mentali, bensì di qualcuno che, a causa del fato, non è più in grado di muoversi liberamente o, più semplicemente, ha gli arti paralizzati. Proprio per questo motivo, io penso che la cosa più giusta da fare sia rispettare i suoi diritti. Un essere umano in quelle condizioni ha tutto il diritto di scegliere se vivere così com'è o decidere di passare a miglior vita. È poi comprensibile che un malato terminale abbia una curiosità maggiore di che cosa si celi nell'abisso della morte...dopotutto, per alcuni, è probabilmente meglio sperare di andare nell'aldilà che rimanere rinchiusi decine d'anni a guardare la televisione...senza nemmeno avere la possibilità di cambiare canale, se non con il supporto di qualcuno. Quando si è paralizzati non si può solo non passeggiare e sentire l'aria fresca in faccia. Non si può parlare, non si può esprimere nemmeno l'amore per mezzo di baci e abbracci...non si può far capire che cosa provi dentro di te. Ormai ci sono molti paesi che permettono l'eutanasia. Un esempio è la Svizzera. Mi viene in mente per prima la Svizzera perché di recente Dj Fabo è stato portato lì, per mettere fine alla sua vita dolorosa e, costa dirlo, inutile. Il suo amico Marco Cappato lo ha dovuto portare in Svizzera, perché qui in Italia il suicidio assistito non è ammesso. Così, il suo amico, una volta tornato in Italia, è stato processato. Cappato è infine stato assolto dalla corte giurisdizionale e, questo, ci fa intendere che, anche in Italia, stiamo andando nel verso giusto, o meglio, quello che io ritengo giusto. È certamente vero che la mia visione delle cose è diversa da quella che potrebbe avere un vero malato terminale. Forse io vedo il tutto troppo razionalmente, perché appunto non sono la vittima. Malgrado ciò, voglio far notare che il mio modo di pensare non limita le possibili decisioni di un malato terminale, anzi, le aumenta...dunque io dico: diamo più possibilità di scelta a un disabile terminale. Alla fine, la decisione, spetta solo a lui e noi non dovremmo in alcun modo influenzarla con leggi restrittive. 

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