Cos'è la Musica?

PARTIAMO DAL SOMMO POETA

"E come giga e arpa, in tempra tesa

di molte corde, fa dolce tintinno

a tal da cui la nota non è intesa,

così da' lumi che lì m'apparinno

s'accogliea per la croce una melode

che mi rapiva, sanza intender l'inno."

Scrivendo queste parole nel canto XXVI del Paradiso, come ricorda Riccardo Muti, Dante coglieva il significato più profondo della musica: non già comprensione razionale, schematizzazione analitica, pensiero intellettuale, bensì rapimento.

Ora, però, se si considera più precisamente con Celibidache la musica come "relazione fra le note in funzione della coscienza umana", in un brano, ogni momento crea un'aspettativa che viene soddisfatta o disattesa nel momento che lo segue, il quale, oltre a creare a sua volta un'aspettativa per il momento ancora successivo, è a un tempo la realizzazione della precedente premessa. Ciò significa che il dettaglio che è in grado di emozionare e rapire l'ascoltatore anche distratto e disattento, dettaglio che sembra essere qualcosa di isolato e a sé, in quanto solo in esso pare concretizzarsi l'appagamento dell'ascolto, è in realtà inscindibilmente legato a ogni altro momento del brano musicale.

Ma torniamo al punto: cos'è la Musica?

Poc'anzi la si è definita come relazione fra note in funzione della coscienza umana. Tuttavia, che cosa significhi di preciso una tale asserzione non è del tutto chiaro. Prima di tutto perché non c'è una opinione univoca, scientifica, che definisca la coscienza.

In secondo luogo non è neppure semplice stabilire quali relazioni fra note possano o non possano esser considerate musica. Tuttavia, pur non potendo dare una definizione intellettuale di musica, si può comunque parlarne, perché è possibile sperimentarla; o meglio, in questa sede si presuppone di poterla sperimentare.

Il fatto che non si sappia dire cosa la musica sia ma la si possa comunque sperimentare (ascoltandolo o producendo), tuttavia, ci svela subito quale sia la sua essenza: la contraddittorietà.

In effetti, essa è interamente costruita sul rapporto dialettico fra tensione e distensione. Quel che tuttavia è ancor più affascinante è che in musica tensione e distensione non si alternano semplicemente in un gioco duale fra gli opposti, ma coesistono contemporaneamente. "La musica piange e ride nello stesso tempo" afferma D. Barenboim. In effetti, anche nel momento armonicamente, melodicamente o ritmicamente più disteso, c'è comunque della tensione, data dal fatto che la musica si dà nel tempo, e quindi è in costante movimento; e nello spazio, cioè c'è suono e non il silenzio. E anche quando in un brano ci sono dei momenti di silenzio, delle pause, esse sono strettamente legate ai suoni che le precedono e le seguono. Tutto ciò ci porta a parlare del primo grande rapporto dialettico che anima la Musica: la sua relazione con il silenzio.

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