Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra in Mi bemolle maggiore, op. 73 "Imperatore"

Scheda tecnica

Nome in altre lingue: Концерт для фортепиано с оркестром № 5 (Бетховен); Concerto pour piano nº 5 de Beethoven; Piano Concerto No. 5; 第5號鋼琴協奏曲 (貝多芬); Концерт для фортепіано з оркестром № 5 (Бетховен)

Compositore: Beethoven, Ludwig van

Opus/Numero di catalogo: Op. 73

Tonalità: Mi bemolle maggiore

Movimenti/Sezioni:

  1. Allegro (Mi bemolle maggiore)
  2. Adagio un poco moto (Si maggiore)
  3. Rondo. Allegro (Mi bemolle maggiore)

Anno/Data di composizione: 1809-10

Prima edizione: 1811 (Febbraio) - Leipzig: Breitkopf & Härtel

Dedica: Erzherzog Rudolph (Arciduca Rodolfo d'Austri)

Durata media: 37 minuti

Periodo del compositore: Classico

Stile del brano: Romantico

Strumentazione: pianoforte, orchestra

(fonte: https://imslp.org/wiki/Piano_Concerto_No.5%2C_Op.73_(Beethoven%2C_Ludwig_van))


Guida all'ascolto

«Fece seguito il nuovissimo Concerto per pianoforte di Beethoven, in Mi bemolle maggiore. Senza dubbio esso è fra tutti i Concerti esistenti quello più originale, più ricco di fantasia e pieno d'effetti [...] non c'è da stupirsi che i numerosissimi ascoltatori siano stati trascinati a un entusiasmo di gran lunga maggiore alle consuete espressioni di approvazione o di gioia» Così la Allgemeine Musikalische Zeitung commenta la prima esecuzione assoluta del concerto “Imperatore”, soprannome dato non da Beethoven, ma dall'editore e compositore Johann Baptist Cramer, probabilmente per il carattere grandioso del brano. Si pensi infatti che il concerto è in Mi bemolle maggiore, come la sinfonia n. 3: una tonalità eroica e solenne. Sebbene, ascoltandolo, ci si senta saldamente ancorati a questa tonalità d'impianto (già gli imponenti accordi orchestrali iniziali vogliono evidenziarla in maniera netta), non mancano modulazioni a toni anche molto lontani (il primo movimento arriva sino a do bemolle maggiore). Tuttavia, anche queste "terre remote" sono organicamente inserite nel Tutto unitario del brano. In questo concerto, infatti, Beethoven abbandona i tipici toni drammatici che contraddistinguono molte sue opere, in favore di una composizione segnata da una solida unità, in cui si perde anche la contrapposizione netta fra solista e orchestra. Questi ultimi danno luogo, infatti, a un dialogo fecondo: ognuno dei due soggetti vi contribuisce, proseguendo coerentemente ciò che viene proposto dall'altro interlocutore. L'orchestra, pertanto, non è una mera accompagnatrice ma le viene affidato un ruolo principale, in cui può esprimere tutti i suoi colori e la sua espressività "sinfonica". Così il secondo tema del primo movimento non viene esposto, come di consueto, dal pianoforte, ma dall'orchestra, che lo ripete, dandone diverse sfumature: prima gli archi lo suonano piano in Mi bemolle minore, poi i corni in un limpido Mi bemolle maggiore.

Tutto questo, tuttavia, non toglie alcuno spazio al virtuosismo del solista, che anzi trova spazio già nelle cadenze iniziali con cui si apre il concerto - è curioso anche notare, a tal proposito, come la cadenza (peraltro scritta totalmente da Beethoven, che toglie quindi ogni libertà improvvisativa all'esecutore) non sia posta, come di consueto, al termine di un tempo, ma è collocata all'inizio del movimento e poi ripetuta nel passaggio dallo sviluppo alla ripresa. Con queste cadenze si crea certamente una contrapposizione fra il Tutti orchestrale e il solista, ma una tale tensione è subito sciolta dal lirismo delle cadenze stesse. Allo stesso modo i passaggi tecnici sono addolciti e alleggerito, così come talvolta i colori delicati presentati dall'orchestra vengono arricchiti da interventi luminosi del pianoforte. La dialettica beethoveniana, dunque, non scompare totalmente in questo concerto, ma assume un volto nuovo, più delicato, e proprio questo carattere luminoso e leggero fa sì che il pianoforte utilizzi spesso registri molto acuti.

Se il primo movimento è di dimensioni gigantesche (esso dura più degli altri due messi assieme), il secondo, piuttosto breve, si apre in un'atmosfera raccolta in cui viene esposto dagli archi con sordina un primo tema in Si maggiore. Segue il pianoforte che presenta un secondo tema cantabile, sviluppandolo in un lirismo molto intenso. Il movimento si conclude poi con la ripetizione del primo tema ma, dopo che i corni, passando da un Si a un Si bemolle, cambiano l'armonia (volendo quasi invitare il pianoforte a voltare pagina e ad assumere un nuovo carattere), il pianoforte inventa un nuovo tema ritmico su cui si baserà poi l'intero festoso terzo movimento. Quest'ultimo è un Rondò che racchiude tutti i caratteri essenziali dell'intero concerto: il virtuosismo pianistico dialoga magnificamente con un'orchestra grandiosa e leggera, tanto che lo slancio inventivo che anima tutto l'ultimo movimento non altera la solida unità e organicità di cui è pervaso.

Scritto da Jonata



Spartiti

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