Concerto brandeburghese n. 6 in Si bemolle maggiore, BWV 1051

Scheda tecnica

Nome in altre lingue: Concerto brandeburghese n. 6; Concert de Brandenburg núm. 6; concerto brandebourgeois n° 6; ブランデンブルク協奏曲 第6番

Compositore: Bach, Johann Sebastian

Opus/Numero di catalogo: BWV 1051

Tonalità: Si bemolle maggiore

Movimenti/Sezioni:

  1. [no tempo indication]
  2. Adagio, ma non tanto
  3. Allegro

Anno/Data di composizione: 1718

Prima edizione: 1850

Durata media: 17 minuti

Periodo del compositore: Barocco

Stile del brano: Barocco

Strumentazione: 2 viole, violoncello, 2 viole da gamba, basso continuo (violone e clavicembalo)

(fonte: https://imslp.org/wiki/Brandenburg_Concerto_No.6_in_B-flat_major%2C_BWV_1051_(Bach%2C_Johann_Sebastian))


Guida all'ascolto

Un organico strumentale sui generis, costituito dai soli archi, ma con l'assenza notevole dei violini, è incaricato dell'esecuzione del Sesto Concerto in Si bemolle maggiore BWV 1051, sintesi delle tecniche compositive della sonata e del concerto grosso nella struttura in tre tempi del concerto solistico. Vi si confrontano tre gruppi strumentali: due parti di viola da braccio, due di viola da gamba, mentre una terza sezione è rappresentata da violoncello e violone: un organico che contrappone strumenti arcaicizzanti quali le viole da gamba e il violone al gruppo moderno formato dalle viole da braccio e dal violoncello. Banditi dunque lo smalto e la brillantezza del violino, il concerto si concentra sull'esplorazione dei timbri gravi (un interesse condiviso dalle Suites per violoncello solo), ricorrendo anche a uno strumento come la viola da gamba, che, sebbene destinata ancora a una certa popolarità nel cuore del Settecento, conferisce un sapore arcaicizzante alla composizione. Il primo tempo attacca con la polifonia del contrappunto serrato, a canone, delle due viole da braccio, lo strumento col quale Bach soleva dirigere l'orchestra, qui elevato al ruolo guida che sarebbe del violino. Nonostante la tradizionale alternanza tra concerto grosso e concertino solistico (le due viole da braccio e il violoncello), la superficie sonora evita ogni acceso contrasto, mantenendo omogeneo il suo colore severo. Una tinta che verrà rischiarata dai due tempi successivi, a cominciare dall'Adagio ma non tanto in Mi bemolle maggiore, un gioiello di melos barocco: accantonate le vetuste viole da gamba, le sorelle da braccio spiegano, sul nastro scorrevole del continuo, una distesa sonora calma e serena, scambiandosi il canto di un tema caratterizzato da un salto di settima discendente approdante su un trillo, per risalire sinuosamente al punto di partenza. Sospeso il tempo centrale sulla dominante di sol minore, attacca una splendida giga all'italiana (Allegro), tripartita e in Si bemolle maggiore: il ritornello - in cui l'intera compagine del concerto grosso è guidata vigorosamente dall'unisono delle viole da braccio nell'animazione delle sincopi - si ripropone frequentemente alternandosi alle sezioni solistiche del concertino.

(tratto da: https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwid--u05PHpAhUGx4sKHZEoBpcQFjAIegQICRAB&url=http%3A%2F%2Fwww.quartettomilano.it%2Fwp-content%2Fuploads%2F2016%2F02%2Fx49_L5rQyaSQ0_qua.pdf&usg=AOvVaw2URqgUvx0zzZ2KbyDSrkNh)



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