Concerto brandeburghese n. 3 in sol maggiore, BWV 1048

Scheda tecnica

Nome in altre lingue: 3. Brandenburgisches Konzert; Concerto brandeburghese n. 3; Concert de Brandenburg núm. 3; concerto brandebourgeois n° 3; ブランデンブルク協奏曲 第3番

Compositore: Bach, Johann Sebastian

Opus/Numero di catalogo: BWV 1048

Tonalità: Sol maggiore

Movimenti/Sezioni:

  1. [senza indicazione di tempo]
  2. Adagio
  3. Allegro

Anno/Data di composizione: 1718

Prima edizione: 1851 - Leipzig: C.F. Peters (ed. Dehn)

Durata media: 12 minuti

Periodo del compositore: Barocco

Stile del brano: Barocco

Strumentazione: 3 violini, 3 viole, 3 violoncelli, basso continuo (violone e clavicembalo)

(fonte: https://imslp.org/wiki/Brandenburg_Concerto_No.3_in_G_major%2C_BWV_1048_(Bach%2C_Johann_Sebastian))


Guida all'ascolto

Il lavoro più breve della serie, il Terzo concerto in Sol maggiore BWV 1048, è concepito esclusivamente per l'orchestra d'archi. Si tratta in realtà di una compagine eccezionale, in quanto Bach ha diviso al loro interno violini, viole e violoncelli in tre gruppi diversi. Considerando anche il sostegno del continuo, si ottiene un totale di dieci parti reali, risorsa notevole per procedere allo sfruttamento sistematico delle sfumature timbriche in una medesima famiglia strumentale, all'interno di una scrittura serrata di vocazione polifonica. L'Allegro moderato introduttivo (poi cooptato quale sinfonia della Cantata BWV 174 Ich liebe den Höchsten von ganzem Gemüte, 1729), nonostante lo sporadico protagonismo dei violini I, dichiara senza equivoci la propria natura di concerto di gruppo, in cui le diverse sezioni si scambiano, in una dialettica libera e ariosa, un materiale tematico alla cui base si colloca quella gioiosa cellula anapestica che costituisce la ragion d'essere dell'intera pagina. L' Adagio centrale porta alle estreme conseguenze la tendenza italiana (riscontrabile spesso in Corelli e Albinoni) allo svuotamento del movimento intermedio a vantaggio dei due estremi: Bach giunge all'esito paradossale di prosciugarlo a due soli accordi, da collegarsi, secondo la prassi esecutiva dell'epoca, tramite una cadenza di libera invenzione. Una simile notazione lascia aperto il campo, com'è storicamente accaduto, a soluzioni interpretative assai varie: non raramente si è pervenuti alla decisione di collocare in questo luogo il tempo lento di un'altra opera bachiana, affine per tonalità e stile. Nell'Allegro conclusivo una frenesia cinetica prende possesso dell'intera compagine (più compatta, poiché i violoncelli suonano all'unisono), lanciata in una giga, naturalmente di concezione contrappuntistica, dall'inarrestabile congegno motorio.

(tratto da: https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwjYspGq0PDpAhXPs4sKHWyyAHwQFjAFegQIBRAB&url=http%3A%2F%2Fwww.quartettomilano.it%2Fwp-content%2Fuploads%2F2016%2F02%2Fx49_L5rQyaSQ0_qua.pdf&usg=AOvVaw2URqgUvx0zzZ2KbyDSrkNh)



Spartiti

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