Concerto brandeburghese n. 2 in Fa maggiore, BWV 1047

Scheda tecnica

Nome in altre lingue: 2. Brandenburgisches Konzert; Concerto brandeburghese n. 2; Concert de Brandenburg núm. 2; concerto brandebourgeois n° 2; ブランデンブルク協奏曲 第2番

Compositore: Bach, Johann Sebastian

Opus/Numero di catalogo: BWV 1047

Tonalità: Fa maggiore

Movimenti/Sezioni:

  1. [no tempo indication]
  2. Andante
  3. Allegro assai

Anno/Data di composizione: 1721 in Sei Concerti (No.2)

Prima edizione: 1851 - Leipzig: C.F. Peters (ed. Dehn) Dedica Markgraf Christian Ludwig von Brandenburg-Schwedt

Durata media: 12 minuti

Periodo del compositore: Barocco

Stile del brano: Barocco

Strumentazione: flauto, oboe, tromba, violino, archi, basso continuo

(fonte: https://imslp.org/wiki/Brandenburg_Concerto_No.2_in_F_major%2C_BWV_1047_(Bach%2C_Johann_Sebastian))


Guida all'ascolto

Rinnovando la dialettica degli stili nazionali, con piacevole varietà rispetto ai caratteri francesi del primo lavoro della serie, il Secondo concerto in Re maggiore BWV 1047 presenta schietti caratteri italiani: una scrittura da concerto grosso calata, con bachiana licenza, nella struttura tripartita del concerto solistico. Il primo tempo coniuga geometria costruttiva e fantasia combinatoria: dal vivace Tutti orchestrale emergono infatti ordinatamente i quattro strumenti solisti del concertino - violino, oboe, flauto dolce e tromba (un gruppo estremamente eterogeneo, parto del Bach supremo strumentatore). L'invenzione tematica del movimento è dominata dal memorabile tema d'apertura, fondato su quel ritmo anapestico che ricorre di frequente nell'opera bachiana associato alla sfera semantica della gioia. L'intervento d'esordio del concertino consolida la percezione assicurata da quell'idea tematica proponendone una seconda altrettanto baldanzosa ed energica. Il contrasto fornito dall'Andante centrale non potrebbe dunque risultare più evidente. L'organico opulento è ridotto alle dimensioni di una cameristica sonata a quattro: se tace la fragorosa tromba, violino oboe e flauto dolce, sostenuti dal continuo, intavolano una pacata, civilissima conversazione, intervenendo per imitazione, fiorendo e variando un medesimo tema, mentre acquista importanza una figura sospirosa (nota ribattuta e semitono discendente) che pervaderà l'intero movimento. Prosegue, in quella pagina di concerto grosso che è l'Allegro assai conclusivo, la supremazia dei solisti, che sul sostegno del continuo animeranno progressivamente la scena, guidati dal timbro ritrovato della tromba. Sarà questa a imporre sin dall'attacco un tema di fanfara consono alla sua vocazione guerriera, aprendo trionfalmente una corona di esibizioni del concertino che le toccherà simmetricamente chiudere col suo icastico richiamo marziale: ennesima, brillante testimonianza della concezione virtuosistica della scrittura osservabile pressoché ovunque in questi Concerti brandeburghesi. Una raccolta che rappresenta l'esito sommo di un'audace ricerca personale, la realizzazione di un progetto di concerto ideale declinato in sei microcosmi unici e inimitabili. Progetto che porta il sigillo del Bach più autentico: l'idea di una speculativa musica della mente trasformata nella caleidoscopica, sensibile vitalità di una musica per l'orecchio e per il cuore.

(tratto da: https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwjYspGq0PDpAhXPs4sKHWyyAHwQFjAFegQIBRAB&url=http%3A%2F%2Fwww.quartettomilano.it%2Fwp-content%2Fuploads%2F2016%2F02%2Fx49_L5rQyaSQ0_qua.pdf&usg=AOvVaw2URqgUvx0zzZ2KbyDSrkNh)



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